La paralisi facciale è una patologia invalidante per la persona dal punto di vista psicologico, estetico e funzionale.
Chi ne è affetto fa fatica ad accettare l’aspetto della propria faccia deformato e perde spesso sicurezza nella vita di relazione. I tessuti della faccia dal lato affetto (i casi bilaterali sono rari e spesso congeniti – Sindrome di Moebius), non più supportati dal tono muscolare sottostante, tendono a cedere come se si verificasse un invecchiamento rapidissimo solo di una parte del viso.
Questo si nota meno nei bambini, maggiormente negli adulti e negli anziani. La fronte, il sopraccilio, la guancia, le labbra e la regione sottomandibolare scivolano letteralmente verso il basso (ptosi). Le funzioni di chiusura spontanea delle palpebre e dell’ammiccamento involontario, fondamentale per lubrificare l’occhio, vengono perse. La respirazione nasale dal lato leso è resa difficoltosa dalla parziale chiusura della narice, non più tenuta dilatata dai muscoli nasali. La guancia priva di tono viene spesso masticata involontariamente e rende difficolatosa l’alimentazione da quel lato oltre ad interferire con il linguaggio corretto.
A volte il cibo, ed in particolare i liquidi, possono non essere trattenuti completamente dalle labbra che presentano chiusura incompleta.
L’immagine riassuntiva di questa patologia è l’impossibilità di sorridere, perché l’attivazione della muscolatura mimica dal lato sano deforma ancora di più il viso del paziente che spesso si copre con una mano il lato paralizzato.
Il trattamento di questa patologia è estremamente specialistico e, per poter ottenere risultati ottimali, richiede la conoscenza approfondita dell’argomento e la padronanza di tutte le soluzioni tecniche più raffinate da parte del microchirurgo. Solo così si possono offrire al paziente le soluzioni più raffinate ed aggiornate.
Per semplicità espositiva il trattamento può essere distinto in non chirurgico, chirugico precoce e chirurgico tardivo.
Il trattamento medico, o non chirurgico, è riservato alle situazioni in cui si ritiene che il nervo abbia la potenzialità per recuperare spontaneamente la sua funzione come nel caso della Paralisi di Bell o nel caso di interventi chirurgici in cui la continuità del nervo facciale sia stata conservata. La terapia è basata sulla somministrazione di farmaci cortisonici, antivirali (in caso di Paralisi di Ramsay-Hunt), neurotonici, vitaminici, blande stimolazioni elettriche, esercizi fisioterapici.
Durante tutta la fase di recupero funzionale del nervo il paziente deve essere monitorato attentamente dal medico e fare ripetuti esami elettromiografici.
L’incompetenza palpebrale può essere fonte di lesioni corneali. Per evitarlo il rimedio più efficace è un piccolo intervento in anestesia locale di lipofilling palpebrale: questo consiste nell’introduzione nella palpebra di una piccola quantità di grasso prelevato dalla cute dell’addome. In alternativa il paziente deve utilizzare più volte al giorno delle lacrime artificiali e mantenere l’occhio coperto durante il sonno.
Se al termine della fase di recupero spontaneo del nervo persitono spasmi facciali e sincinesie (movimenti contemporanei del viso legati ad una rigenerazione nervosa aberrante), l’utilizzo di tossina botulinica, neurotomie selettive ed altre tecniche microchirurgiche, può ridurre di molto i difetti acquisiti.
Qualora invece, al termine della ripresa spontanea della funzione del nervo facciale o al termine della chirurgia maggiore della paralisi facciale rimangano difetti meno accentuati quali il sopraccilio più basso, la rima palpebrale più grande rispetto a quella del lato non patologico, la leggera caduta del labbro superiore e altro ancora, questi possono venir corretti con interventi chirurgici di piccola entità.
Il trattamento chirurgico precoce viene effettuato suturando direttamente il nervo facciale interrotto in caso di traumi o interventi chirurgici parotidei e della base cranica. Se i due monconi del nervo facciale non arrivano in contatto tra loro, un nervo meno importante come il surale della gamba o il grande auricolare del collo vengo prelevati per ricostruire la parte del nervo facciale mancante.
Quando invece non è possibile riparare direttamente il nervo facciale, in genere a seguito di interventi in base cranica o della ghiandola parotide, si utilizza un nervo donatore. Il nervo ipoglosso, responsabile della motilità linguale, usato nella sua interezza è stato a lungo il nervo sacrificato a tale scopo (anastomosi ipoglosso-facciale), con però effetti collaterali negativi sulla motilità della lingua e quindi sulla deglutizione, fonazione e masticazione. Il Prof. Biglioli ha pertanto proposto in letteratura scientifica internazionale di utilizzare il nervo masseterino con risultati molto positivi e privi di conseguenze negative per il paziente.
Il trattamento chirurgico tardivo è così definito perché viene eseguito dopo i 18-24 anni, quando il potenziale di ripresa del nervo facciale lesionato e della muscolatura mimica è esaurito. Risulta allora inutile fornire nuova energia al nervo facciale utilizzando un nervo donatore. È necessario trasferire muscolatura efficiente nella faccia (lembi micro-neuro-vascolari) come il muscolo latissimo del dorso o il gracile della coscia.
Lo stimolo nervoso verrà garantito dall’anastomosi con il nervo facciale del lato della faccia non paralizzato o in alternativa con un ramo del nervo trigemino non paralizzato.
Per la rianimazione palpebrale viene ruotato un piccolo lembo di muscolo temporale o trasposto il sottile muscolo platisma dopo averlo prelevato nel collo.
Nella paralisi facciale recente il collegamento tra un ramo del nervo trigemino non lesionato e il nervo facciale paralizzato (anastomisi masseterino-facciale) tramite un’incisione estetica usata per il lifting della faccia, permette di ripristinare la funzionalità del nervo.
Il Prof. Biglioli ha ideato la tripla innervazione per la correzione della paralisi facciale recente.
Questa consiste nel collegamento tra il nervo facciale paralizzato e tre fonti motorie: nervo masseterino, 30% del nervo ipoglosso e due rami del nervo facciale del lato opposto a quello della paralisi tramite un’incisione praticamente invisibile.
La tecnica proposta di recente in letteratura internazionale dal Prof. Biglioli permette di unire i due maggiori vantaggi delle principali tecniche utilizzate nella rianimazione della paralisi facciale cronica: